One Piece: The Rubber's Age

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    Cazzo... Mi ha sparato in testa. La cosa mi mette a disagio

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    Questa è una ff scritta da me e da un mio amico, in poche parole io ho scritto e lui non ha fatto una ceppa, spero vi piacca e ditemi se continuarla o meno.

    Capitolo 1
    Prime scorribande
    Due fratelli, vent’anni dopo che Rufy divenne Re Dei Pirati e che si fermasse a Raftel aspettando colui che lo potesse sostituire, partirono due ragazzi. Due fratelli, che, come Rufy e Ace, partirono dal regno di Goah e quindi dall’isola di Down a 17 anni, il minore, Vale, e 20, il maggiore, Jason. I due, erano entrambe figli di Rufy, mentre la madre era Boa Hancock. I due, però, avevano cambiato i loro cognomi, per svariati motivi: Il primo, era che vi era la D i quali possessori erano quasi tutti scomparsi e tutti i pochi che le avevano venivano uccisi, per paura che potessero adempire al loro destino. Il secondo era che il loro cognome era Monkey, un cognome odiato per svariati motivi, ma soprattutto perché vi erano parenti di coloro che avevano preso una batosta da Rufy e volevano vendicarsi. Il terzo e più importante motivo, era che potevano usare i figli come ricatti nei confronti di Rufy. I ragazzi, infatti, viaggiavano con il cognome di Emerald, anche per nascondere la D, ma Vale era fissato che avrebbe voluto rivelare la sua identità, a fregarsi tutti nessuno sarebbe riuscito a fargli del male, mentre Jason, più ragionevole, lo convinceva sempre a rimanere col suo finto cognome. I due partirono con una piccola barchetta in legno, anche se Vale sarebbe voluto partire con il motoscafo dello zio, che gli era stato regalato dal padre. I due erano in mare, in una barchetta in legno, mentre Vale si girava a destra e a sinistra, tentando di scorgere un’isola, mentre Jason era fermo sulla barchetta.
    -Stai un po’ fermo? Disse Jason alquanto innervosito, con gli occhi chiusi, le gambe accavallate e il sopracciglio sinistro che si alzava a scatti.
    -No, devo vedere le isole e devo avvisarti semmai dovessimo fermarci dato che sono finite le provviste. Rispose Vale mentre continuava ad andare a destra e a sinistra, anche se la barchetta era piccolissima.
    -Noi siamo partiti senza provviste, Vale.
    -Oh, è vero… Ma io ho fame!
    -Ma se ti sei abboffato prima di partire, hai finito due tavolate di cibo.
    -Guarda che stai morendo anche tu.
    -Non è vero! Non appena finì la frase, lo stomaco di Jason brontolò e il ragazzo aprì gli occhi.
    -Vedi?
    -Ok, allora fermiamoci a quell’isola laggiù, a nord ovest.
    -Dove?
    -Davanti a te.
    -A giusto.
    Vale prese i remi e si mise sotto a remare fino ad arrivare a terra e si fermò una volta al porto, si alzò e attaccò la cima ad un paletto in legno, in modo da bloccare la nave. Al porto vi era un grosso cartello, con scritto “Benvenuti a Toraro”.
    -Toraro mi ispira cibo. Vale si leccò i baffi e, mentre stava per correre verso la strada principale, sulla quale si affacciavano tutti i negozi e i ristoranti, ricevette un pugno in testa da suo fratello maggiore.
    -Idiota non dare nell’occhio. Lo rimproverò Jason.
    Il fratello minore allora reagì tirando un pugno a Jason sotto il mento, colpo, che però non andò a buon fine.
    -Che sia maledetto tu e il tuo maledetto Pika-Pika. Urlò Vale.
    -No sei tu il pezzente che non ha l’ambizione per colpirmi. Fece Jason ridendo.
    Vale fece una smorfia verso Jason incominciò a seguire il fratello maggiore che si era incamminato per la strada principale.
    -A, Vale, vorrei farti notare che quell’enorme torre al centro della città è una Base della Marina non un albero. Lo informò Jason.
    Vale non rispose, se si impegnava, il ragazzo, sapeva essere serio, così rimase silenzioso e seguì il fratello fino al primo ristorante. I due si sedettero e ordinarono cibo a montagne, fino a non riuscire a vedersi più in faccia, tanti i resti che ricoprivano il tavolo. Vale si alzò e Jason lo seguì, posando un sacchetto sulla tavola. Le cameriere, un po’ stranite, pulirono, in fondo avevano pagato bene, o almeno, così credevano, infatti, quando il mercante aprì il sacchetto, si accorse che erano solo viti e bulloni.
    -Jason ti sei anche dimenticato i soldi, con cosa hai pagato? Chiese Vale, mentre i due si incamminavano qua e là per la città.
    -Con viti e bulloni ovviamente. Rispose con sicurezza Jason, mentre s’infilava, come il nonno di Rufy, il mignolo nell’orecchio.
    -Però ci servivano per la nave, razza di genio.
    -Va beh, troveremo qualcosa.
    Mentre si incamminavano per il porto, i due si accorsero che vi era una grossa nave con un teschio a prua, con una grossa cicatrice ad X tra gli occhi, mentre sulla bandiera vi era un teschio uguale con due Katane incrociate dietro il teschio.
    -Pirati da picchiare! Fece Vale eccitato.
    -No, grossi pirati da depredare. Fece Jason seguendo a ruota il fratello che si dirigeva laddove provenivano le lamentele.
    Vale si fece immediatamente serio quando vide i pirati passargli di fianco e che gli sbattevano le spalle addosso. Il ragazzo aveva messo un mantello, che gli faceva anche da cappuccio, addosso. Vale si girò verso i pirati e fece scendere giù il cappuccio. Si videro le lentigini che aveva sotto gli e sul naso, la cicatrice che aveva lunga su tutto l’occhio destro e i suoi occhi verdi. Il ragazzo, inoltre, da piccolo, si era fatto allenare da Roronoa Zoro, giusto quel poco che poi incominciò a seguire quello che considerava suo zio e incominciò quindi ad usare anche lui le tecniche a tre spade e da Zoro ricevette due regali, la sua bandana, che come il suo maestro portava al braccio e una spada forgiata, dallo stesso spadaccino, dalla lama nera e con il fodero e l’elsa bianchi, mentre le altre due spade le aveva comprate e scelte da se. Inoltre era anche riuscito a perfezionare alcune tecniche con l’ausilio del suo frutto del mare, che gli permetteva di creare onde d’urto.
    -Fratellone, fai fare a me, per te combattere è troppo facile col tuo frutto. Ordinò Vale serio.
    Jason rispose con un cenno, balzò e, grazie al suo potere, arrivò su un tetto, si sedette sul bordo con le gambe accavallate e attese che iniziasse lo spettacolo. Vale, come gli imponeva il suo onore da spadaccino, come gli era stato insegnato da suo padre, ma come sapeva da se, odiava quella feccia, quei pirati che sfruttavano la loro fama e i loro poteri per incutere timore, non li sopportava. Subito si accorse chi era il capo, quella con la cicatrice.
    -Ehi, tu, con la cicatrice in mezzo agli occhi, vieni qui. Urlò Vale serio e deciso.
    Il capitano che stava ridendo in mezzo ai suo compagni si girò verso Vale. L’uomo scoppiò a ridere, guardando il ragazzo in faccia.
    -E tu che vorresti, ragazzino? Gli urlò in faccia con voce roca.
    Vale rimase impassibile, guardò quel tizio negli occhi e solo in quel momento aprì bocca.
    -Tu, tu ti reputi un pirata? Un vero pirata? Disse Vale con voce non troppo alta, quel bastava per farglielo sentire.
    -Io sono un gran pirata, ragazzo! Continuò a urlare quel tipo, con la barba non troppo folta e i capelli neri.
    -Tu non sei un pirata tu sei una feccia di pirata.
    -Ragazzino e tu chi credi di essere. Occupatevene voi, non mi va nemmeno di sporcarmi le mani. Il capitano, se ne andò e tutti i pirati, almeno una trentina o forse più si lanciarono su di Vale. Purtroppo, però, gli abitanti si erano accorti dei disguidi e avevano chiamato i marine.
    -Jason, per piacere, occupati dei Marine io vedrò di far si che quel tipo non dia più fastidio.
    Jason fece cenno con la mano al fratello e incominciò a correre sui tetti, arrivato ad un incrocio, si lanciò per strada e attese l’arrivo dei Marine, dei quali già si sentivano i forti e ordinati passi, mentre si vedevano i loro cappelli che gli coprivano il viso.
    I pirati volevano dividersi Vale uno alla volta, così lo attaccò prima un uomo, con una sciabola in mano. L’uomo voleva colpire Vale con un fendente obliquo, ma il ragazzo si abbassò e diede un semplice pugno nello stomaco al pirata, che fu scaraventato in mezzo ai suoi compagni. A quel punto i pirati reputarono il loro compagno debole e si lanciarono tutti assieme addosso a Vale. Il ragazzo parò il colpo di un pirata e lo usò come scudo, lanciandolo su alcuni suoi compagni, poi, usò i piedi e, con un calcio da destra verso sinistra, scaraventò per aria i pirati rimanenti. Si ritirò sotto il suo mantello e continuò verso la nave, nella quale era il capitano di quella nave. Nel frattempo erano arrivati i soldati fino a Jason, il quale li stava guardando e attendeva che lo attaccassero.
    -Togliti di torno o dovremo usare la forza. Gli intimarono i Marine. Jason non si mosse e allora i Marine gli si gettarono addosso.
    Chi colpiva a destra chi a sinistra, ma nemmeno un colpo che andava a segno.
    -Ha mangiato un frutto del mare! Urlò un marine. La frase fece indietreggiare tutti. Nessuno aveva nemmeno un briciolo di ambizione che gli permettesse di toccarlo. Jason allora incominciò a schivare gli attacchi dei nemici, non usando il suo potere, ma schivando i Marine, giusto per intrattenerli. Vale era salito tranquillamente sulla nave, sulla quale vi era il capitano, con in mano una scimitarra e che guardò sorpreso Vale, mentre mangiava una mela.
    -Oh, ragazzino, ce l’hai fatta, forse devo cambiare i miei uomini, troppo deboli quei pezzenti. L’uomo si alzò e prese l’altra sciabola che aveva attaccata a una fascetta del pantalone.
    Vale immediatamente sfoderò due delle tre Katane e guardò fisso negli occhi il suo avversario. L’uomo scattò verso Vale e tento un doppio fendente incrociato, per colpire Vale. Il ragazzo indietreggiò di poco, balzò e arrivò dietro il suo nemico, facendo una capriola in aria. Il ragazzo atterrò e si girò verso il suo avversario. Non si attacca mai un avversario alle spalle. Il ragazzo si girò e il suo avversario invece girò con un fendente da destra verso sinistra. Vale si abbasso e diede un calcio per allontanare il suo avversario, il capitano, allora, ritornò alla riscossa verso il ragazzo, che si bloccò un secondo, allargò le gambe e piegò di poco le ginocchia, tenendo le katane verso l’alto, con la lama nera nella destra e l’altra nella sinistra.
    -Tecnica a Due Spade Tornado del Rinoceronte! Urlò Vale, come il suo maestro urlava la tecnica che stava per usare e così fece. Usò la tecnica meno potente del Tornado del Drago, perché a due spade. Fece girare velocemente le sue due spade e si creò un grosso tornado, anche se a due spade. Il capitano venne colpito da questo colpo e venne scaraventato nell’albero maestro, che cadde e distrusse la prua sulla quale era disegnato il teschio. Vale ripose le sue spade e se ne andò, lasciando lì quel tipo sanguinante. Arrivò dal fratello che si stava ancora divertendo con i Marine.
    -Ho fatto, visto che aveva provviste e un po’ di soldi li ho presi, vieni, dai. Spiegò Vale.
    I due si incamminarono tranquillamente verso la loro nave, mentre i marine li inseguivano.
    -Certo che papà ti ha proprio inculcato il concetto di pirata in testa, eh? Fece Jason ironico.
    -Sai che io lo sapevo già da me e poi tra l’onore di uno spadaccino, i rompimenti di papà e di Shank avrei voluto vedere te. Rispose Vale inizialmente serio e poi ironico e un po’ sarcastico. I due arrivarono alla loro navetta e si incamminarono.
    -Verso lidi lontani, fratello! Urlò Vale ai quattro venti.
    -No, verso la prossima isola, fratellino. Fece Jason distruggendo ciò che aveva detto Vale.
    -Va beh, mi devi rovinare sempre tutto, cattivo.
    -Ahahaha, dai, Verso lidi lontani!
    -Ecco, bravo!
     
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