There is no definitive separation until there is a memory.

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  1. a liœ.
     
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    Titolo There is no definitive separation until there is a memory.
    Autore: a lice.
    Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale // One Shot






    I ricordi affiorano, come petali di ciliegio caduti dall'albero scosso dal vento.
    Non sono mai stato un romanticone, nè mai lo saró.
    Non sono nè un demone nè chiunque altro.
    Non me ne frega un cacchio di ció che pensa la gente.
    Io sono io.
    Io sono solo Rin Okumura.






    Una scuola superiore, come tante altre...
    Il mio solito "caratteraccio". Ero esonerato, ripudiato da tutti.
    Si poteva dire che mi piacesse fare a botte. Era l'unica cosa che sapevo fare veramente bene, oltre a cucinare.
    In classe ero sempre solo. Mio fratello Yukio ed io eravamo completamente diversi, tanto che, pur essendo gemelli, ci avevano ficcati in classi differenti.
    In un certo senso era meglio così.
    In un certo senso non lo era.
    Perchè nessuno osava avvicinarsi a me, conoscendo la mia reputazione.
    Ma le parole di mio padre, che prima credevo inutili e senza senso, presto ne avrebbero avuto uno.
    Parole che ancora oggi riecheggiano nella mia mente come un sordo eco.
    "Forse un domani scoprirai di essere un demone al quale é stato inflitto il castigo di provare sentimenti umani. E stai certo che un giorno questi sentimenti verranno in qualche modo notati da qualcuno."

    Quel giorno le lezioni erano finite un'ora prima del solito, ma io, naturalmente, non lo sapevo.
    Mi ero addormentato in classe durante l'ultima lezione.
    Ormai neanche i professori facevano caso a me. «E' un caso perso», dicevano.
    Insegnanti, compagni, genitori. Tutti uguali.
    «Okumura-kun... Okumura-kun!»
    Venni scosso da delle piccole strattonate. Una voce cauta ma decisa stava cercando di svegliarmi.
    Nemmeno le cannonate ci riuscivano, ma quella volta, una chiamata tale ebbe successo immediato.
    Quando aprii gli occhi e tornai alla realtá, davanti a me notai un volto. Un volto preoccupato ma allo stesso tempo gentile.
    Era una ragazza. Occhi verdissimi e capelli scuri che le ricadevano sulle spalle.
    La ragazza che si era trasferita in quella scuola da qualche giorno. Per quanto mi sforzavo, non riuscivo a ricordare il suo nome.
    «Che... che c'è?»
    «Come, che c'è?! Le lezioni sono finite da un pezzo! Non vai a casa?»
    Mi stiracchiai, e mi resi conto che l'aula era vuota. Eravamo presenti solo io e lei.
    «Ma... non c'é nessuno?!»
    «Le lezioni sono finite prima del previsto... ti sei addormentato.»
    Normalmente non me la sarei presa, perchè ero abituato a sentirmelo dire, ma stavolta, in qualche modo, reagii in modo esagerato.
    «Non sono affari tuoi...» le dissi, alzandomi e stiracchiandomi.
    Lei non rispose. Si limitó a fissarmi.
    Non mi sconvolse il fatto che stesse sorridendo alla mia insolenza, ma piú che altro rimasi colpito dal fatto che mi stesse guardando negli occhi.
    Fino ad allora, solo mio padre e Yukio si erano spinti a tanto.
    «Sì, sí, volevo solo avvisarti, tutto qui.»
    Il nome, il nome... inutile, non riuscivo a richiamarlo in memoria. Eppure si era presentata solo pochi giorni fa.
    Inaspettatamente, fu lei a togliermi questo dannato dubbio.
    Mi porse la mano aspettando che io la stringessi.
    «Chieko Nanami!»
    Esitai, poi le agguantai la mano.
    «Okumura... Rin.»
    Annuí.
    «Lo so giá.» rispose con un sorriso spavaldo, come se volesse farmi credere che quello ad aver sbagliato fossi io. In realtá stava solo sottolineando il concetto da me giá noto.
    «Ehm... a domani! Non addormentarti mentre cammini.» e si lasció alle spalle un compagno di classe più sconvolto che mai.
    Ero consapevole che quel giorno non l'avrei piú scordato facilmente.

    La mattina dopo, dirigendomi verso la scuola con Yukio, tenni la bocca inaspettatamente chiusa.
    Yukio si accorse subito che qualcosa non andava. O meglio, c'era qualcosa che andava fin troppo bene.
    «Nii-san, è tutto a posto?»
    «Mh? Sì, perchè?»
    «Mi sembri pensieroso. Piú del solito, intendo.»
    «Ma che dici?! Sto alla grande.»
    Non indagó oltre, e quando ci separammo per andare nelle rispettive classi, io stesso fui sorpreso dal fatto che cominciai a guardarmi intorno, alla ricerca di una certa persona.
    La notai nel corridoio, con un gruppo di amiche, intente a chiacchierare e a farsi spudoratamente i fatti degli altri. Tipico delle pettegole.
    Chieko, peró, era quella che parlava di meno.
    L'avevo conosciuta solo il giorno precedente, ma avevo capito che quella ragazza non esprimeva le sue emozioni con le parole, ma con il sorriso. Non faceva altro che sorridere ed annuire, con le sue amiche. E lei la capivano, la capivano con uno sguardo.
    Mi notó prima che oltrepassai la soglia della classe.
    «Okumura-kun!» mi salutó agitando un braccio.
    Stavolta, le ragazze intorno a lei si guardarono insospettite. Spettegolarono ad alta voce, ed io le capii benissimo.
    «Chi-chan... non dovresti parlarci, con quello.»
    «Ha ragione, è un poco di buono.»
    «Non hai notato che è terribilmente asociale?»
    Anche questa volta, Chieko si limitó a sorridermi.
    Non lo sopportavo. Non sopportavo che parlassero male di me davanti ai miei occhi.
    Peró quel sorriso... mi placó all'istante. Ebbe un effetto tranquillante pazzesco.
    Si voltó anche lei, e riprese a parlare del piú e del meno.
    "Cos'è, adesso mi ignora?"
    Dopo la scuola, successe l'incredibile.
    Lei stessa abbandonó le sue amiche con un saluto e mi corse incontro, mentre tornavo a casa con mio fratello.
    «O-Okumura-kun!» Aveva il fiatone, ma non esitó a mettersi al fianco di Yukio. Cosa che mi diede parecchio fastidio. Non è che si era avvicinata a me per conoscere mio fratello?
    Egli stesso era talmente sorpreso che gli si stortarono gli occhiali. Mi guardó con un'aria tale da dire "Come hai fatto a rimorchiarti una ragazza?"
    «Scusa per oggi...» mi disse lei.
    «Eh? Per cosa?»
    «Per le mie amiche. In realtá non ti odiano, solo che... non ti conoscono, ecco.»
    Che frase spregevole. Quante volte me lo avevano ripetuto?
    Non era affatto vero. Tutti mi odiavano perchè ero odioso, semplice. Non si puó amare qualcosa di odiabile.
    «Ehm, perdonatemi...» intervenne Yukio «Tu chi sei?»
    Decisamente quello era il momento piú sbagliato per fare il protettivo.
    «Oh, ehm, Chieko Nanami, al tuo servizio.»
    «Conosci mio fratello?»
    Lei si bloccó all'istante.
    «Eeeeeh?! Siete fratelli? Sul serio?!»
    Yukio sorrise. Quell'espressione significava "sapevo avrebbe reagito così".
    «Biologicamente, sí. Gemelli, per la precisione.»
    Era talmente scioccata che mi parve di leggerle la confusione direttamente negli occhi.
    «Ah, ehm, cioé... no, scusate la mia reazione, ma... sembrate veramente diversi... non sapevo avessi un fratello gemello, Okumura-kun.»
    «Non credevo ti interessasse così tanto...» risposi un po' deluso.
    «Ma no, no! Be'... ti chiami, Okumura due...?»
    Yukio le sorrise.
    «Yukio. Piacere di conoscerti.»
    «I-Il piacere è mio!»
    Poi Chieko cambió espressione.
    «Yukio-kun, ti dispiace se ti rubo Rin per un momento...?»
    La proposta sconcertó sia me che Yukio. Arrossii, decisamente senza motivo.
    «P-prego. Ci vediamo a casa, Nii-san»
    E si allontanó.
    Mi ritrovai a camminare al fianco di Chieko, in silenzio, terribilmente imbarazzato. Non mi era mai capitata una cosa simile.
    «Ehm... qualche problema?»
    «Assolutamente no! Volevo solo chiederti se avevi voglia di farti un giro...»
    A quel punto, l'affermazione che avrei dovuto farle era scontata.
    Perchè se aveva deciso di fare amicizia solo per pena, be', non era la benvenuta.
    «Nanami-san, senti, io ti avverto: se ti avvicini a me, cominceranno a parlare male anche di te.»
    Si strinse nelle spalle. A quanto pare non l'avevo convinta del tutto.
    «Non mi importa molto di questo... semplicemente le persone non sanno farsi gli affari propri, e non sono contente se non sparlano di qualcuno. Basta imparare ad ignorarle.»
    Forse non era la reazione che mi aspettavo, ma mi stupí ugualmente.
    Non ebbi il coraggio di ribattere, anche perchè non avevo la piú pallida idea di come rispondere.
    Semplicemente, lasciai che mi portasse da qualche parte in cittá. Ero abituato a stare sempre con Yukio e a fare sempre le stesse cose, ma questa volta era diverso.
    Forse ero al settimo cielo per il fatto che ad accompagnarmi fosse una ragazza, eppure mi divertii come non mai.
    Le offrii i dango da una bancarella, e lei mi accompagnó al tempio al calar del sole... una cosa molto poco fica, visto che di solito sono i ragazzi a scortare le ragazze.
    «Uooh! Tu vivi qui?!»
    «Giá. Bello, vero?»
    «É fantastico!»
    Restó a rimirarlo per un pó, finchè non mi accorsi che si era fatto decosamente tardi.
    «Allora, ehm... a domani, Chieko.»
    Mi resi conto solo dopo di averla chiamata per nome, e me ne pentii subito. Eppure lei non parve darci molto fastidio. Infatti mi ricambió il "favore".
    «A domani, Rin!» e si allontanó salutandomi.
    Entrai nel tempio, e mi liberai di tutta l'enfasi che avevo accumulato durante la giornata. Chi avrebbe fatto il contrario?
    «YAHOOOO!»
    Yukio mi sentí, e si precipitó all'ingresso.
    «Nii-san! Sei in ritardo! Dove sei stato?! E dov'è Nanami-san?»
    Mi lasciai sfuggire una risatina.
    «Eheh... Yukio caro, sono costernato, ma questa volta il sottoscritto ti ha superato!» esclamai alzando il pollice, fierissimo.
    All'inizio non capí, e mi guardó storto, poi sospiró.
    «La cena è pronta, aspettavamo solo te. Vieni a sederti.»
    «Sissignore!»
    Mio padre aveva capito al volo che ero raggiante piú del normale, ma non si scomodó a farmi domande. Lo ringraziai mentalmente per questo.
    Dopo cena mi buttai sul letto. Provai a leggere un manga, ma ero talmente entusiasta che non riuscii a concentrarmi sulla storia...
    Non potei fare a meno di chiedermi fino a quando sarebbe rimasta questa nomade felicitá.

    L'indomani fu pressocchè lo stesso.
    E il giorno dopo ancora.
    Chieko venne a parlarmi sia in classe che dopo la scuola.
    Al contrario di ció che immaginavo, le sue compagne stavano comunque con lei. Ogni tanto mi lanciavano certi sguardi da far paura al mio stesso padre, ma non vi facevo caso piú del necessario.
    Mi aiutava a studiare, incredibile ma vero, anche se i nostri incontri finivano col diventare gag e chiacchierate tra amici. Ed imparai che quando si è con tali amici, non si riesce a studiare... non che precedentemente mi impegnassi sul serio.
    Non vorrei che qualcuno fraintendesse: non mi sono mai spinto oltre quei limiti. Amica, punto. Forse migliore amica, chissá.
    ... Lo concedo, forse mi ero un po' invaghito. Giusto un po', peró.
    Non appena mi resi conto che Chieko fosse abbastanza in confidenza con Yukio e la mia famiglia, la portai al tempio per cena.
    Preparai io le portate (giusto per mettermi in mostra) e, ovviamente, ne restó estasiata.
    «Davvero hai cucinato tu questo ben di Dio?!»
    «Eheh... giá.»
    «Cucinare è l'unica abilitá positiva di mio fratello.» commentó Yukio.
    «Sta' zitto, quattrocchi!»
    Fu una serata divertente, se non fosse stato per i commenti fuori luogo del Vecchio - è così che soprannominavo mio padre.
    Quando arrivó l'ora per Chieko di tornarsene a casa, al Vecchio parve un addio, tanto che tiró fuori certi discorsi a dir poco strappalacrime.
    Mi obbligarono ad accompagnarla almeno fino a metá strada, cosa che ritenni anche giusta, nonostante non ne avessi la minima voglia.
    «La tua famiglia è proprio uno spasso, Rin...» mi confessó trattenendo le risate.
    «E' un complimento, vero?»
    «Ma certo!» e tiró fuori uno dei suoi soliti sorrisi rinvigorenti.
    Ci salutammo, ed ognuno si diresse per la propria strada.
    Ogni volta mi dispiaceva vederla andarsene in quel modo, perchè pareva che si allontanasse da me e dalla mia vita.

    Due mesi passarono veloci, ed io e Chieko ci vedevamo quasi quotidianamente, anche se il nostro livello di "affetto" rimaneva sempre lo stesso.
    Cosí mi sembrava. E un po' mi dispiaceva.
    Tutto fu perfetto, fino a quel giorno.
    Quell'infernale ed indimenticabile giorno.

    Finite le lezioni, Chieko mi accompagnó per un pezzo di strada, come al solito.
    Scherzai con lei, come al solito.
    Ci prendevamo in giro a vicenda, come al solito.
    Eppure qualcosa presto sarebbe cambiato. Tutto sarebbe cambiato.
    «Rin, ricordati di portare la relazione per domani! Ti controllo, eh?»
    «Sì, sì...»
    «Guarda che il brutto voto te lo prendi tu.»
    «Anche tu, visto che la relazione l'abbiamo fatta insieme. Quindi non sgarrare!»
    «IO?! Ma senti da che pulpito...» scoppió a ridere. «Sai, Rin... proprio non capisco perchè le persone ti evitino. Non c'è uno straccio di motivo per cui dovrebbero farlo, intendo.»
    Certo, quella frase avrebbe dovuto farmi sentire contento. Invece mi rese ancora più malinconico.
    «Allora, ci vediamo domani. Salutami tutti quanti!»
    Ancora una volta, la guardai andar via, sorridendo.
    Mai avrei immaginato che quello che vidi fosse stato l'ultimo suo sorriso che avessi più visto.
    Ora che ci penso, forse avrei dovuto godermelo di piú.

    Erano le sette del mattino, quando mio fratello mi sveglió dal mondo dei sogni.
    «Nii-san! Nii-san!! Ti prego, svegliati, è urgente!»
    Mugugnai qualcosa come "se non la smetti di rompermi, giuro che ti...", ma non mi diede il tempo di terminare.
    Aprii meglio gli occhi e notai il suo volto piú preoccupato che mai.
    «E' Chieko... Chieko ha avuto un incidente!»
    Il mondo intero mi crolló addosso.
    Mi vestii piú in fretta possibile, senza accorgermi che avevo ancora i pantaloni del pigiama.
    Andai da mio padre.
    «Vecchio, cos'è successo?!»
    Mio padre aveva lo sguardo perso nel vuoto.
    «Mi dispiace, Rin... non capisco... come sia potuta succedere una cosa del genere.»
    «Cosa... COS'E' SUCCESSO?! In che senso Chieko ha avuto un incidente?! Sta bene, vero?»
    Non rispose. A volte il silenzio è pungente piú di mille parole.
    Non volli ascoltare la risposta, e non ascoltai neanche i richiami di Yukio.
    Mi diressi per strada senza sapere dove andare.
    O meglio, lo sapevo. Seguivo il suono delle sirene che sentivo in lontananza.
    Mi ritrovai in un luogo che conoscevo fin troppo bene.
    Era la via della casa di Chieko.
    Un'ambulanza era costeggiata in un angolo, e decine di persone si erano affollate come un'ombra di curiosi.
    Non potevo, non volevo credere a ció che vedevo.
    Un uomo ed una donna erano appoggiati sul sedile anteriore dell'ambulanza. L'uomo aveva il volto visibilmente distrutto, la donna piangeva disperata.
    Non ci misi molto a capire che si trattassero dei genitori di Chieko.
    Qualcuno mi mise una mano sulla spalla. Era Yukio.
    «Nii-san... Chieko è stata investita da un camion mentre veniva a scuola. Quel camion... pare che fosse vuoto, che si muovesse da solo, come impazzito.»
    Allora non compresi che si trattó nientemeno che di un demone, ma la situazione non sarebbe cambiata affatto.
    «Lei... lei sta bene, vero? Se la caverá, giusto?!»
    Feci fatica, a trattenere le lacrime, poichp dentro di me, forse conosceva già quell'insopportabile verità.
    Yukio abbassó lo sguardo.
    E questo bastó per farmi capire che, ormai, quella felicitá passeggera aveva deciso di andarsene.
    E questa volta, per sempre.

    "Stelle, ora potete spegnervi.
    Non servite piú.
    Oceano, ora puoi innalzarti, ed inondare l'intero Giappone.
    Non c'è piú bisogno di un paese tanto inutile.
    Fottiti, fatalitá del cazzo.
    Una delle poche persone diverse, in grado di capirmi veramente... era morta.
    Sparita per sempre.
    Se questa non è ingiustizia, dimmi tu che cos'è.
    Tutto ció che avrei voluto era averla salutata, per l'ultima volta.
    Tutto ció che avrei voluto era aver visto il suo fortificante sorriso, per un'ultima volta."

    Non andai a scuola, quella mattina.
    Saltare le lezioni o non consegnare la relazione in tempo era il mio ultimo pensiero. E in questo il Vecchio e gli altri mi sostenevano.
    Seppi peró da Yukio che la mia classe era in lutto, soprattutto le amiche di Chieko. Avevano pianto disperatamente per tutto l'orario di lezioni.
    Io non ero così debole, e non ci tenevo ad esserlo.
    Finire in una classe in cui tutti piangono, mi avrebbe fatto deprimere ancora di piú. Ero giá conciato per conto mio.
    Non volli sentirè ne vedere nessuno per almeno una settimana. Ogni tanto il Vecchio cercava di tirarmi su di morale, inutilmente.
    «Nii-san...» cominció quella volta Yukio «Non puoi restare depresso per sempre. La tua cara amica è morta, lo capisco, ma devi accettarlo. Se continui così, non...»
    Non resistetti ulteriormente, e lo afferrai per il colletto della divisa.
    «Come fai a dire una cosa del genere?! Possibile che a te non importi niente?! Ormai era come se facesse parte della famiglia!! Come ti permetti di parlare di lei come se non fosse nessuno? MA SEI UMANO?!»
    Uno sfogo, forse, piú che giustificato.
    Si sistemó gli occhiali e mi tolse la presa.
    «Pensaci su, ok?» disse, prima di uscire dalla mia stanza.
    Pensare. Che parole difficile, per un momento altrettanto complicato.
    Eppure Yukio aveva ragione. Se avessi continuato a fare il grande depresso, non ne sarei piú uscito.
    Dovevo solo... voltare pagina.
    Dovevo solo impegnarmi a diventare piú forte.



    ...
    ...
    ...
    ...



    –Rin? Insomma, Rin!
    Sobbalzo.
    –Uh? Che?
    Mi guardo intorno. Sono nella mia classe, all'Accademia della Vera Croce, nel bel mezzo di una lezione del corso speciale per Esorcisti.
    Shiemi è al mio fianco che mi strattona le spalle.
    –Shi... emi?
    –Rin, ti sei addormentato ancora...
    Mi volto, e Suguro mi fissa con uno sguardo assassino.
    "Iiiiih!"
    –Rin, insomma! - grida il prof, o meglio, mio fratello - Quando la smetterai di addormentarti nel bel mezzo della lezione?!
    –Aah... chiedo scusa... - affermo mettendomi una mano dietro la nuca.
    –Continua da dove stavamo leggendo!
    "Eh?! E che ne so, io?!"
    Shiemi mi sussurra qualcosa.
    –Pagina 58, seconda parte, quarta riga.
    –Oh... uhm, sì, certo... dunque...
    Comincio a leggere e la lezione termina piú veloce del previsto.
    Esco dalla classe con Shiemi, Suguro e gli altri.
    –Aaah... finalmente fuori...
    –Il demone perde il dente ma non il vizio, eh? - disse Shiemi.
    –No, Moryama-san, il detto non era così - la corresse Konekomaru. - Anche se il concetto è lo stesso...
    –Eh?! Sul serio? Com'era, allora?
    Mi perdo nei miei pensieri.
    "Che razza di sogno...
    Eppure credevo di aver ormai superato alla grande quell'episodio... ma pare non sia cosí...
    ... Chieko..."
    – Riiiin!
    Shiemi mi risveglia nuovamente.
    –Che c'è?
    –Insomma, oggi sei strano! Va tutto bene? - chiede timidamente.
    –Eh? Massí, sí, sono solo un po' stressato.
    –E perchè mai, se in classe non fai altro che dormire? - interviene Suguro.
    –Prego? Vuoi litigare?!
    –In ogni caso... per qualsiasi problema, ehm, puoi confidarti con me, d'accordo? - arrossisce.
    La guardo per qualche attimo, poi annuisco.
    – Sicuro.
    Mi rimetto a fissarla con la coda dell'occhio.
    Un sorriso compare inaspettato sul mio viso.



    "Riesci a sentirmi, Chieko?
    A quanto pare, ho trovato una persona che è riuscita ad arrivare al tuo livello.
    Credo proprio che questa persona sia importante per me, piú di quanto io stesso non immagini.
    Se per caso lei... sì, insomma... prendesse il tuo posto, a te non... dispiacerebbe...
    ...mi capisci, vero, Chieko?"








    Okay, sarò anche una sentimentalona, ma adoro scrivere questo genere di cose D;
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    LOL, so benissimo che è un post di due anni fa, ma mentre giravo ho letto questa fanfic. Mi è piaciuta un sacco :Asd:
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